CORREZIONE VERIFICA DI RECUPERO
1.Parla
delle farine di frumento facendo in particolare riferimento alle
esigenze richieste per la panificazione.
Le
esigenze del panificatore sono:
- di avere un amido che si rigonfi bene e ciò si ritrova nel frumento,
- di avere molto glutine e di buona qualità per conferire elasticità all'impasto e dunque incamerare molta anidride carbonica, che il lievito sviluppa durante la fermentazione e ciò si ritrova di nuovo nel frumento e in particolare nelle farine di forza (ricordiamo poi che quantità minori di glutine si ritrovano anche nella segale, nell'orzo e nell'avena);
- di avere aromi e ciò si ottiene grazie alla presenza di sostanze varie e per questo la farina di tipo 1 più ricca di sali e proteine del tipo albumine e globuline (presenti nello strato aleuronico e nel germe) è quella che dà il pane di prima qualità.
Le
farine integrali sono le migliori dal punto di
vista nutrizionale , ma dal punto di vista tecnologico hanno sia il
problema del minor contenuto percentuale di glutine, sia di tendere a
produrre un pane più amaro.
Con
la farina tipo 2 intermedia tra 1 e integrale si fa il pane di tipo 2
e con quella di tipo 0, intermedia tra la 1 e la 00 (la più bianca,
sottile, povera di nutrienti e ad alta conservabilità, non adatta
alla panificazione se non per prodotti speciali) si fa il pane di
tipo 0.
La
specie di frumento più indicata per la panificazione è il triticum
vulgare o sativum (grano tenero), ma vengono impiegati anche il
triticum durum (grano duro), il triticum spelta (farro), il triticum
khorasan (khamut) in genere miscelati con il tenero.
Le
varietà di forza, più ricche di glutine di alta qualità, sono
tipiche dei climi freddi in cui la coltivazione segue il ciclo
primaverile-estivo, da
noi il grano viene coltivato con il ciclo autunno-vernino e raccolto
entro l'inizio dell'estate. Le più famose varietà di forza sono il
Manitoba, che proviene dall'omonimo Stato del Canada e il Plata che
proviene dall'Argentina.
[Attenzione
che dal grano duro che ha una consistenza vitrea anziché farinosa si
ottiene inizialmente la semola, spesso questa viene rimacinata
ottenendo la semola rimacinata, spingendo ancora oltre la macinazione
si ottiene la farina di grano duro]
2.Sintetizza
le caratteristiche nutrizionali dei cerali in genere, sottolineando
le particolarità degli pseudo cereali.
Il
principale valore nutritivo dei cereali è rappresentato dai glucidi,
ma sono presenti anche proteine e piccole quantità di grassi,
vitamine e sali minerali.
I
cereali contengono un glucide complesso,
l'amido che è per il nostro organismo la più importante fonte di
energia. Da esso infatti si libera nei processi digestivi il glucosio
che è lo zucchero per il quale è predisposto il processo ossidativo
a partire dalla glicolisi e che quando non subito necessario viene
stoccato nel glicogeno.
Da
sottolineare che questo processo di liberazione graduale è utile in
quanto gli zuccheri semplici, che sono invece prontamente
disponibili, a parte fabbisogni particolari – sport, lavori pesanti
– determinano un aumentano troppo repentino della glicemia, che è
foriero di grossi problemi per il nostro organismo.
Attraverso
i processi ossidativi le cellule catturano l'energia chimica
contenuta nel glucosio e la convertono in ATP (la benzina del nostro
motore).
L'ossidazione
completa del glucosio si attua con la produzione di scarti di facile
eliminazione, anidride carbonica e acqua, per questo i cereali
esplicano oltre alla funzione energetica anche quella
protettiva, in quanto la produzione di energia a partire dai glucidi
evita, in generale, la formazione di altre scorie quali i corpi
chetonici, come avviene nell'ossidazione dei lipidi e dei protidi, e
degli acidi urici, come avviene nell'ossidazione dei protidi, scorie
che intossicano il nostro organismo.
Anche
per questo il fabbisogno calorico deve esser garantito per la maggior
parte dai glucidi (45-60%), poi dai lipidi (20-30%) e solo in minima
parte dai protidi (10-15%)
Va
inoltre considerata la richiesta di zuccheri per la funzione
strutturale assolta in particolare dal ciclo dei pentosi fosfati che
fornisce il ribosio indispensabile per acidi nucleici e ADP/ATP.
I
cereali contengono anche proteine, ma nelle farine raffinate resta
solo il glutine (ottimo dal punto di vista tecnologico, ma
nutrizionalmente pericoloso – vedi intolleranze e celiachia),
mentre si perdono quelle a più elevato valore biologico, così come
si perdono i sali minerali, le vitamine (strati esterni e germe) e
gli oli (germe).
Gli
oli sono insaturi e ricchi di omega 6 oltre che di vitamina E.
Gli
pseudocereali, (grano saraceno, quinoa, amaranto) che non
appartengono alla famiglia botanica delle graminacee sono in genere
più ricchi di nutrienti e in particolare non presentano la carenza
di lisina, uno degli aminoacidi essenziali e non contengono glutine
con indubbi vantaggi nutrizionali, ma svantaggi tecnologici.
3.Illustra
anche facendo qualche esempio la classificazione dei carboidrati.
I
glucidi si dividono sulla base del numero di monomeri che compongono
la molecola in monosacaridi (1), disaccaridi (2), oligosaccaridi
(decine) e polisaccaridi (centinaia o migliaia). Le prime 2 categoria
sono indicate assieme come zuccheri semplici e le rimanenti come
zuccheri complessi.
I
monosaccardi si suddividono in base alla presenza, oltre ai gruppi
funzionali ossidrilici, del gruppo aldeilico o di quello chetonico,
parliamo di aldosi e di chetosi, inoltre in base al numero di atomi
di carbonio si suddividono in triosi (3), tetrosi (4), pentosi (5),
esosi (6), eptosi (7).
I
disaccaridi (come gli oligo- e i poli-saccaridi) si suddividono in
omosaccaridi, se i monomeri sono uguali, ed eterosaccaridi, se i
monomeri sono differenti.
Tra
gli oligo e i polisaccaridi troviamo sia composti solubili sia
insolubili, mentre i monosaccaridi sono tutti solubili in acqua.
Un
altro parametro fondamentale è la digeribilità che dipende dal tipo
di legame che si trova tra i monomeri. I legami glucosidici possono
essere infatti di tipo 1,4 o 1,6, ma soprattutto di tipo alfa o beta
(a seconda della posizione del gruppo ossidrile in posizione 1
rispetto al piano su cui poggia la molecola nella forma ciclica
piranosica degli esosi). I legami alfa sono digeribili dall'uomo
quelli beta no.
Ricordiamo
inoltre la proprietà di deviazione della luce polarizzata che è
propria in termine di angolo di rotazione di ciascuno zucchero e di
ciascuna miscela di zuccheri e viene sfruttata tecnologicamente
proprio per identificare gli zuccheri.
E
infine la proprietà dolcificante per la quale gli zuccheri sono
classificati in base al loro potere in tal senso in una scala
arbitraria centrata sul saccarosio (valore 100).
Esempi
di monosaccaridi, che troviamo principalmente nella frutta, sono:
- il glucosio, glucide fondamentale in quanto prodotto dalla fotosintesi e cuore del metabolismo energetico, aldopentoso che costituisce sia l'amido sia il glicogeno sia il saccarosio, detto anche destrosio per il suo potere rotatorio;
- il fruttosio, intermedio della glicolisi, chetoesoso detto anche levulosio;
- il galattosio, isomero del glucosio che troviamo nel lattosio;
Esempi
di eterodisaccaridi sono:
- il saccarosio o zucchero da cucina, glucosio + fruttosio, si trova nella canna e nella barbabietola da zucchero;
- il lattosio, glucosio + galattosio, nel latte e in molti derivati;
Esempi
di omodisaccaridi sono:
- il maltosio, glucosio + glucosio, legame 1,4 nel malto e nella digestione dell'amilosio;
- l'isomaltosio, glucosio + glucosio, legame 1,6 nel malto e nella digestione dell'amilopectina;
Esempi
di oligosaccaridi sono:
- le pectine, eterosaccaridi presenti nella frutta, solubili e indigeribili;
- le destrine, omosaccaridi solubili o insolubili, presenti nella digestione dell'amido;
Esempi
di polisaccaridi sono:
- l'amido omosaccaride, composto di riserva delle piante e pricipale fonte glucidica nella nostra alimentazione, formato da amilosio (legami 1,4, solubile) e amilopectina (anche legami 1,6, insolubile);
- il glicogeno omosaccaride, composto di riserva degli animali;
- celluolosa omosaccaride, insolubile, indigeribile, polimero con funzione strutturale delle piante (legno).
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